Lettera a te che sei giovane e cerchi lavoro… e così bene non stai

Caro ragazzo, lo so come ti senti.
Le tue parole e le tue emozioni non mi sono nuove. 
Crisi, paura, la sensazione di non essere all’altezza ma piuttosto sentirsi sempre inferiore a tutti gli altri.
Non trovare il punto di inizio ma neanche il punto finale, quella tanto ambita meta dei tuoi sforzi di anni di studio e sacrifici.
Essere dubbiosi anche sulle scelte passate e mettere tutto in discussione, perfino quegli studi universitari che abbiamo tanto amato.

Quello che tu stai vivendo è, purtroppo, perfettamente normale. Non sei solo in questo senso di smarrimento generalizzato.
I saggi direbbero “mal comune mezzo gaudio”, ma a me proprio non piace sapere che a soffrire si è in tanti.
Vorrei poter pensare che sia bello gioire insieme, condividere emozioni positive; ma sapere che siamo in molti in una barca fatta di emozioni negative mi lascia solo tanta rabbia addosso e la consapevolezza che qualcosa si DEVE FARE.

Vorrei non fosse così, vorrei che fosse più facile effettuare questo passaggio dall’Università al Mondo del Lavoro. Ma la verità è che nessuno ti prepara, nessuno ti fornisce strumenti per imparare a vivere davvero e ad affrontare il mondo del lavoro, poi.

Perché di questo si tratta.

Per quanto difficile ci possa sembrare, il contesto universitario è un mondo protetto e fatto di piccole routine.

Lezioni

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Studio

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Esame

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Studio

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Esame

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Lezioni

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Studio

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Esame

Se qualcosa va storto, se qualcosa ci spaventa sappiamo che c’è sempre il prof. al quale fare riferimento o un sistema più generale che troverà il modo di accogliere le nostre piccole frustrazioni.

Nessuno ci ha detto che quegli esami sarebbero stati solo teoria rispetto al mondo del lavoro; nessuno ci ha preparato al fatto che gli esami più importanti che sosterremo non saranno all’interno dell’Università.

L’Università non ci pone davanti la vita vera: quella comincia con il lavoro. Con la responsabilità.

Responsabilità, che bel concetto: essere capace di dare risposte; essere garante unico e consapevole delle proprie azioni.

Dicevo che è normale, dunque che tu sia in crisi.
L’Università è finita e si sta per aprire una nuova fase ben diversa: i tuoi riferimenti stanno cambiando e così anche i tuoi sogni, i tuoi obiettivi e la tua quotidianità.

Nella lunga lettera che mi hai scritto mi dici che ciò che sai è solo ciò che NON vuoi fare, che riesci solo ad escludere delle opportunità.

Fidati, è già un successo personale sapere cosa NON vuoi fare.

Capisco sempre più che SAPERE COSA SI VUOL FARE, AVERE LE IDEE MOLTO CHIARE SUL PROPRIO FUTURO, E’ UNA CONQUISTA! Non è per nulla scontato.

Nella maggior parte dei casi, chi cerca un impiego non riesce a trovare il lavoro dei suoi sogni non perché nono conosca abbastanza bene il mercato del lavoro o perché è un incapace, ma perché non conosce abbastanza bene se stesso”

R. Bolles

Quindi, sai cosa ti dico, adesso?

Che forse questo periodo di crisi è un bene. Bada bene, la crisi è uno strumento nelle tue mani se riprometti ed urli a te stesso che può solo essere un’opportunità per ricominciare o cominciare da zero.

La crisi è un’opportunità, e come dice Oscar di Montigny nel suo libro “Il tempo dei nuovi eroi”, sta a te decidere poi che connotazione dare a quest’ultima. Dì per sé questa non è né negativa né positiva; è un evento che accadde.
Tu hai la responsabilità di far nascere un’opportunità positiva da un periodo di crisi.
Se non fossimo mai in crisi, probabilmente, non ci fermeremmo mai a riflettere su chi siamo, su cosa vogliamo fare, su cosa abbiamo e su cosa ci manca.
Sempre Bolles dice che occorre un momento di crisi per non scambiare la riflessione su se stessi con il puro atto di egocentrismo o vagabondaggine.

Cosa c’è, allora, dietro una forte reazione emotiva negativa in prossimità della fine del periodo dell’università?
Utilizzo le parole di Alain de Botton, dal suo libro Lavorare Piace.

l’illusione più frequente di chi entrava nel mio studio era l’idea che in qualche modo essi avrebbero dovuto, nel normale corso degli eventi, intuire ben prima di finire gli studi quel che avrebbero dovuto fare della loro vita (diploma, farsi una famiglia, comprarsi una casa e fare carriera).

Le persone sono perseguitate dall’idea di dover seguire un dato percorso già pensato e battuto da qualcun altro al posto loro. Come se il senso della nostra vita fosse riposto in aspettative altrui o del senso comune. Non esistono percorsi prestabiliti, non esistono solo linee rette che ci portano verso la nostra meta, esistono anche fantastiche deviazioni.
Esiste il perdere se stessi per ritrovarsi più forti di prima.

Perché la verità è che

Sapere ciò che vogliamo fare non è la norma. E’ una conquista psicologica rara e difficile.

A. Maslow

Provo a proporti tre temi che sono alla base di queste tue reazioni negative. Tre temi finali sui quali ti invito a riflettere.

  1. Vivi a fondo questo momento di crisi e prova a trarne più opportunità possibili. E’ il momento per te stesso e per il nutrimento del tuo io più profondo.
    Studia chi sei, chi vuoi essere e cosa vuoi e puoi fare con il tuo percorso di studi all’attivo.
    Non peccare del voler tutto e subito: va benissimo l’ambizione ma questa deve essere un desiderio che ti anima e non un bisogno che ti strugge.
    L’ambizione come energia che ti sveglia al mattino, non come incubo che ti fa svegliare la notte urlando “Oh mio Dio, non ho ancora un lavoro”.
  2. Non sentirti inferiore solo perché sei tu stesso troppo severo e giudicante nei tuoi confronti. Probabilmente sei tu il primo a non accettare che tu sia in questa situazione di transito, piuttosto incerta.
    Per la prima volta non c’è un tutor o un professore universitario che ti dicono come organizzare la tua settimana, ma questo significa soltanto che sarai tu a dover costruire il tuo piano degli obiettivi.
    La sfida più grande è proprio adesso: capire cosa vuoi fare e agire per farlo. Ancora: Responsabilità. In questo momento avviene il salto di qualità.
  3. La tentazione di adesso, generalmente, è quella di guardare al passato più che al futuro. Paradossale ma accade.
    Vi è la tendenza diffusa di voltarsi e mettere in discussione tutto, come una sorta di muro del pianto: perfino il percorso di studi universitario che tanto abbiamo voluto (altrimenti non avremmo conseguito il titolo di studi, no?)
    Non farti abbattere da questo periodo di crisi totale e generalizzata: aspetta a dire che hai sbagliato tutto.
    Fai un piano, prova, testa, assapora le tue emozioni e poi, forse, non ti ritroverai neanche più nelle condizioni di mettere tutto in discussione.

Scoprirai che questo era solo un periodo di crescita e ci riderai su. Anzi, sarai orgoglioso di come l’avrai superato perché avrai tratto giovamento da un periodo di crisi del quale la maggioranza ama lamentarsi.

Non pretendiamo che le cose cambino, se continuiamo a fare le stesse cose. La crisi può essere una grande benedizione per le persone e le nazioni, perché la crisi porta progressi.

La creatività nasce dall’angoscia come il giorno nasce dalla notte oscura. E’ nella crisi che sorge l’inventiva, le scoperte e le grandi strategie. Chi supera la crisi supera sé stesso senza essere superato. Chi attribuisce alla crisi i suoi fallimenti e disagi, inibisce il proprio talento e dà più valore ai problemi che alle soluzioni. La vera crisi è l’incompetenza. Il più grande inconveniente delle persone e delle nazioni è la pigrizia nel cercare soluzioni e vie di uscita ai propri problemi.

Senza crisi non ci sono sfide, senza sfide la vita è una routine, una lenta agonia.

Senza crisi non c’è merito. E’ nella crisi che emerge il meglio di ognuno, perché senza crisi tutti i venti sono solo lievi brezze. Parlare di crisi significa incrementarla, e tacere nella crisi è esaltare il conformismo.
Invece, lavoriamo duro.

L’unico pericolo della crisi è la tragedia che può conseguire al non voler lottare per superarla.

A. Einstein

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