“I creativi sono sempre gli altri” – Apprendere l’abilità della creatività in azienda

Iniziamo a parlare di Abilità Creativa.

Comincio questo articolo con una provocazione: la creatività non è innata, può essere appresa.

Tutti desideriamo essere creativi o meglio, tutti dovrebbero desiderare di esserlo perché la creatività è il motore numero uno del progresso sociale, economico ed aziendale.

Chi dice “beati coloro che hanno sempre nuove idee; io proprio non sono nato creativo”, sappia che:

  • Ciò che dice è un alibi;
  • Probabilmente non si è mai dato la possibilità di pensare in maniera diversa;
  • Non si è allenato mai, massicciamente e sistematicamente, alla creatività.

Proprio così.

La creatività nasce, cresce, si sviluppa e si fortifica.

Il pensiero creativo idealmente è uno stile di vita, un modo di approcciarci in generale a ciò che ci accade; inizialmente, però, è uno sforzo intenzionale, soprattutto per coloro che creativi non nacquero (cit.)

Soprattutto perché il cervello, in verità, non è fatto per essere creativo ed è meglio così altrimenti le nostre vite sarebbero impossibili. La nostra mente funziona per processi di categorizzazione e familiarità degli stimoli.
Se ciò non fosse vero, la vita di ogni giorno diventerebbe davvero difficile perché bisognerebbe analizzare profondamente ed esaminare con cura qualsiasi azione o impressione, non potendo dare nulla per scontato (De Bono, 2016).
La nostra mente è “comoda”: forma delle strutture stabili che nel tempo si solidificano e radicano.

In questo contesto, la creatività, va a introdurre la novità: quell’elemento inaspettato, inedito, che va oltre la ripetizione di pattern lineari.

Creatività, dunque, come capacità di produrre idee nuove e possibilità nuove.

E ciò può essere insegnato; ma non a scuola o tramite normali materiali didattici, probabilmente. Anzi, di fatto tal genere di istituzioni ostacolano lo sviluppo di una mente creativa portando l’individuo a costringersi in modalità di pensiero logiche, analitiche e razionale.
E questo concetto lo spiega in maniera molto semplice e divertente Ken Robinson in questo video TED (ti consiglio di vederlo fino alla fine!).

Tutti possiamo essere creativi, almeno a livello potenziale.

E’ vero, la mente non è fatta per essere creativa ma ha un potenziale di creatività ed innovazione infinito. Possiamo modificare tutti gli schemi che lei forgia, possiamo intervenire e renderla un vulcano di idee e possibilità.
Le prestazioni del nostro intelletto non sono immutabili ma sono suscettibili di miglioramento grazie a particolari circostanze, incentivi e pratica sistematica.

Come sapete, nella vita di tutti i giorni io mi interesso di comportamenti nelle organizzazioni, sia di tipo sociale che, soprattutto, aziendale.

Questi sono dei mondi che, sempre più, stanno alzando l’asticella della qualità e dell’ottimizzazione delle risorse; e ciò si manifesta in questo tipo di richieste:

  • Ricerca di Talenti che siano abituati a pensare;
  • Inserimento di Risorse Umane con l’attitudine alla produzione di idee (creative);
  • Sviluppo della Capacità di Gestire una Riunione nel minor tempo possibile ma con la generazione delle migliori Soluzioni;
  • Capacità di Generare Cambiamento (la sola abilità di adattamento non basta più);
  • Innovazione come creazione di azioni nuove rispetto al passato.

In questi mesi il pensiero creativo suscita molto più interesse di quanto non ne suscitasse qualche anno fa: oggi tutte le organizzazionivorrebbero avere il bollino di “Azienda Creativa”, “Società Innovativa”.

Ma cosa succede quando un’azienda, per esempio, decide di cominciare davvero a sviluppare la creatività?

Tendenzialmente, finora, si sono seguiti 2 percorsi:

  • La progettazione di lunghi momenti di brainstorming pensando che le idee potessero cadere dal cielo mentre si è tutti intorno ad un tavolo. Per carità, il brainstorming nasce come genuino tentativo di sviluppare la nascita di nuove proposte senza porre alcun freno inibitorio al fluire di pensieri ma oggi appare essere una tecnica superata o mal utilizzata; anche perché è stato scientificamente provato che non è l’assenza di inibizioni a rendere più creativo il nostro intelletto che funziona per tracce mnestiche e resistenti modelli di categorizzazione;
  • L’affidamento alle risorse umane con la richiesta di reclutare personale realmente creativo; un vero produttore di idee!

Esiste anche una terza possibilità che, se ben utilizzata, ci darebbe la possibilità di potenziare l’efficienza delle prime due strategie sopra esposte. Una strategia, dunque, che non esclude ciò che si è fatto finora ma ne eleva il significato e il potenziale.

Sto parlando dello Sviluppo del Pensiero Laterale, termine coniato dall’ormai famoso psicologo Edward De Bono.

Il pensiero laterale è più facile descriverlo a partire dai limiti del pensiero razionale anche perché da lì derivano le sue origini; basti dire che il pensiero laterale è un modo di risolvere un problema logico ragionando in modo non tradizionale.

In questo articolo non vado oltre in quanto ne seguiranno sicuramente degli altri, ma vi lascio con un indovinello da pensiero laterale (ps: che gli addetti ai lavori non facciano spoiler!)

Un uomo lavora in un alto edificio composto da uffici.
Ogni mattina prende l’ascensore al pianterreno, preme il bottone dell’ascensore per il decimo piano, esce dall’ascensore e sale fino al quindicesimo. Alla sera prende poi l’ascensore al quindicesimo uscendone al pianterreno.
Perché si comporta così?

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